Racconti dal mondo precario

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sabato 2 maggio 2015

Il fantoccio smembrato. Crisi della presenza e affermazione del sé nell’era post-industriale

I riti carnevaleschi hanno suscitato le riflessioni di diversi antropologi e fatto sorgere una vasta letteratura specifica che ha fornito linee interpretative eterogenee [1], che possono essere ricondotte ad almeno tre fondamentali letture dei rituali carnevaleschi. Secondo la prima di queste interpretazioni,  le azioni compiute in determinati periodi dell’anno e in cui è prevista la presenza di maschere e travestimenti di vario genere tendono a modificare o sovvertire momentaneamente l’ordine sociale al fine di riaffermare quello stesso ordine. La seconda interpretazione, che riguarda principalmente le comunità che basano la loro sussistenza su un regime economico agro-pastorale e quindi strettamente legato ai cicli stagionali, identifica nei rituali carnevaleschi un momento di passaggio in cui la natura, con la fine dell’inverno, si appresta a rigenerarsi per ricominciare a donare i suoi frutti agli uomini. La terza interpretazione tende ad analizzare i rituali carnevaleschi come un momento di catarsi collettiva, soprattutto quando all’interno degli iter rituali sono previste le accensioni di falò o, ancora più significativamente, la presenza di fantocci antropomorfi smembrati e/o dati alle fiamme [2]. (continua a leggere)

giovedì 1 maggio 2014

Identità operaia nell’evoluzione della fabbrica Fiat di Termini Imerese

La questione della nozione di persona, nell’ambito degli studi socio-antropologici, ha da molto tempo occupato un posto centrale nella riflessione di molti studiosi. Uno dei primi autori a occuparsi del tema fu Marcel Mauss nel saggio del 1938 Une catégorie de l’esprit humaine: la notion de persone celle de «moi» in cui per la prima volta, attraverso la comparazione del concetto di persona in diversi contesti storici ed etnologici, il sociologo francese oggettivava la distinzione, fra individuo e persona. [continua a leggere]