Il
sito archeologico di Eraclea Minoa presenta diversi aspetti
interessanti dal punto di vista etnoantropologico. La collocazione
del sito, il rinvenimento di due necropoli presso l'attuale fiume
Platani e la presenza del teatro risalente al IV sec. a. C. sono gli
elementi fondamentali e più evidenti di tale peculiarità sia
archeologica che antropologica. In quest'ultimo caso, infatti, tali
elementi sono le prove che il sito di origine greca era connesso a
tutta una serie di credenze mitico-rituali e di pratiche
magico-religiose che inseriscono Eraclea Minoa all'interno di
dinamiche culturali caratteristiche non solo della Sicilia, ma di
tutta l'area euromediterranea. Il sito acquista una importanza
storico-culturale da portare sottolineare e recuperare.
Come è
noto, Eraclea Minoa sorge all'interno del territorio dell'attuale
comune di Cattolica Eraclea (AG). L'antica città greca, di cui le
prime testimonianze si trovano a partire già dal VI sec. a. C., era
ubicata sul promontorio detto di Capobianco, alla sinistra della foce
del fiume Platani, sul versante meridionale della costa siciliana.
Ancora più significativo è allargare lo sguardo analitico e notare
come l'antica città greca fosse stata costruita a pochi chilometri
dalla città di Akragas e di Selinunte, e di come la città di
Eraclea fosse contesa fra i due potenti centri per la sua strategica
posizione. Eraclea Minoa, infatti, come già sottolineato, sorge sul
litorale mediterraneo della Sicilia, a pochi metri dalla foce del
fiume Platani. Tale posizione permetteva, da un lato di essere
approdo di arrivo e porto di partenza per le navi dei commercianti,
sia greci che romani, che provenivano dal mare, ma era altresì luogo
di partenza e di commercio, grazie alla presenza del fiume, con
l'interno dell'Isola1.
Ma è utile rilevare la presenza e l'importanza del fiume Platani,
dal punto di vista antropologico, anche per lo stretto rapporto
simbolico che il fiume aveva con il culto dei defunti. È, famosa,
l'immagine del traghettatore che, in molte culture, ha il compito di
trasportare le anime dei morti da una sponda (il mondo dei vivi)
all'altra (il mondo dei defunti)2.
Presso molte culture il fiume rappresenta un punto di passaggio e
comunicazione, un limen tra
il mondo degli uomini e il mondo dei morti in cui lo scambio di
energie e di protezione, come si vedrà in seguito, è funzionale a
garantire la rigenerazione periodica della natura. La presenza di due
necropoli sul sito a poche decine di metri dal fiume Platani
conferma, anche nel caso di Eraclea Minoa, l'importanza del fiume non
solo come medium
commerciale, ma anche simbolico e religioso: un luogo dove il
rapporto con il mondo dell'aldilà era necessario a sancire
un'alleanza fra i due mondi e a garantire che il passaggio delle
merci, principalmente grano e vino, avvenisse, in qualche modo sotto
la protezione, degli antenati. Come scrive lo storico delle religioni
Mircea Eliade:
Alla
multivalenza religiosa dell'acqua corrispondono, nella storia,
numerosi culti e riti accentrati intorno alle sorgenti, ai fiumi e ai
corsi d'acqua; culti dovuti anzitutto al valore sacro che l'acqua,
come elemento cosmogonico, incorpora in sé, ma anche all'epifania
locale, alla manifestazione della presenza sacra in un certo corso
d'acqua o in una certa fonte. Queste epifanie locali sono
indipendenti dalla struttura religiosa sovrapposta. L'acqua cola,
è‘viva’, è agitata; ispira, guarisce, profetizza. In sé
stessi la fonte e il fiume manifestano la potenza, la vita, la
perennità; sono, e
sono vivi. Acquistano così un'autonomia, e il loro culto dura
malgrado altre epifanie e altre rivelazioni religiose. Rivelano
incessantemente la forza religiosa che loro è propria, partecipando
contemporanea mente al prestigio dell'elemento nettunio3.
Altra
particolarità del sito di Eraclea Minoa è la presenza del teatro. È
ormai estremamente nota la stretta relazione che la forma d'arte
teatrale ha intrattenuto per lunghi secoli con la religione presso le
società antiche e classiche. Per quanto riguarda l'antica Atene,
infatti, gli spettacoli teatrali erano messi in scena in tre
particolari momenti festivi: le Grandi Dionisie, le Lenee e le
Dionisie rurali4.
Non a caso la presenza del teatro, su cui è bene dire che non
esistono testimonianze precise nel caso di Eracle Minoa sul tipo di
spettacoli messi in scena, è però in tutto il mediterraneo greco e
romano connesso con i rituali dedicati a Dioniso, dio del teatro,
ambiguo, selvaggio, straniero, ma anche il dio che porta ai greci il
dono del vino. È in tale contesto e secondo questi dati che è
possibile affermare l'importanza della coltivazione della vite in
tutta l'area circostante il sito di Eracle Minoa. Importanza della
vite e del vino che, come dimostrato da diversi autori, è il simbolo
di una civiltà e di una cultura profondamente legata ai cicli
vegetativi, ma che allo stesso tempo, in alcuni periodi dell'anno,
doveva abbandonarsi ad un sovvertimento sociale e simbolico che
permetteva annualmente a tutta la comunità di recuperare e rinnovare
le energie vitali per affrontare il futuro5.
Ultimo
elemento da rilevare, nel caso di Eraclea Minoa, è il sito di
ubicazione e le connessioni contestuali al territorio in cui lo
stesso sito insiste. L'area si caratterizza per una presenza forte e
diffusa nel tempo, di una struttura sociale basata su una economia
agropastorale, volta principalmente alla coltivazione di grano e
vite. Ancora una volta è possibile rintracciare l'importanza di tali
processi produttivi e vegetali, oltre che dalle fonti storiche6,
dai dati provenienti dalla sfera culturale locale. È innegabile,
infatti, che sia le necropoli ritrovate nei pressi del fiume Platani,
sia la presenza del teatro, ci parlano di uno stretto rapporto con
forme religiose legate a cicli vegetativi caratteristici non solo
della Sicilia di epoca antica. Cicli vegetativi, prodotti coltivati e
lavorati almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento: il grano e la
vite. Questi, infatti, hanno da sempre rappresentato le due
coltivazioni principali per buona parte dell'Isola, tanto da
influenzare, attraverso le varie fasi delle rispettive coltivazioni,
anche i tempi e i ritmi della vita degli uomini. Tempi e ritmi, a
loro volta, scanditi dalle occasioni festive. Come ha osservato
Antonino Buttitta, infatti:
Come
è noto le feste contadine tradizionali hanno avuto, fin da epoca
pre-cristiana, un carattere agrario. Erano riti intesi a propiziare
l'ordinata scansione dei cicli stagionali, da cui dipendeva il buono
o il cattivo destino dei raccolti. Nulla, al pario della
sopravvivenza della specie, sembrava sottoposto più rigidamente ai
ritmi naturali. Dalla loro annuale regolare ripetizione dipendeva la
vita della comunità. Ciascuna festa doveva dunque essere celebrata
in un tempo preciso, nel momento in cui in dipendenza dei mutamenti
stagionali si passava da un'attività all'altra. L'aratura, la
semina, la potatura, la raccolta dei diversi prodotti della terra
venivano così a iscriversi in una dimensione religiosa, e i riti a
questa connessi assolvevano precipua,mente alla funzione di
sacralizzare il tempo e lo spazio7.
Senza
volere entrare nei dettagli8
e soprattutto senza voler fare riferimento ad un «rigido
determinismo economico»9,
è possibile affermare che il recupero agrario e paesaggistico
dell'area archeologica di Eraclea Minoa è un'operazione che può
avere delle indubbie rilevanze identitarie e di recupero della
memoria storica, ma può e deve altresì avere una fondamentale
importanza di connessione con il tessuto sociale e territoriale
circostante. È nell'ottica di inserire in un complesso di pratiche
rituali, divise tra passato (l'antico calendario cerimoniale greco
delle coloniale) e presente (il calendario cerimoniale dei paesi
limitrofi all'area di Eraclea Minoa come per esempio, Ribera,
Sciacca, Cattolica Eraclea e Montallegro), che il recupero dell'area
archeologica ha un importantissimo valore storico, ambientale e
antropologico.
Scoprire,
ri-scoprire e rivalutare un passato, più o meno antico, metterlo in
connessione a pratiche e modi di vivere e di concepire il mondo,
stando attenti alle differenze, ma sottolineando anche le forti
analogie, può e deve essere un'operazione realizzata a partire dal
sito di Eraclea Minoa che rappresenta un caso particolarmente
proficuo per istallare un'attività che sia feconda culturalmente e
socialmente.
1Per
maggiori approfondimenti sulle strategie insediative in prossimità
dei fiumi cfr. Caminneci V., 2010-2013,Tra
il mare ed il fiume. Dinamiche insediative nella Sicilia occidentale
in età tardoantica: il villaggio in contrada Carabollace (Sciacca,
Agrigento, Sicilia, Italia),
in «The journal of Fasti Online», pp. 1-16.
2Solo
a titolo di esempio, e per rimanere nell'area storico-geografica e
culturale di cui qui si sta trattando si pensi al Caronte della
tradizione greco-latina e, in seguito, a quello della tradizione
dantesca.
3Eliade
M., 1976, Trattato di Storia delle religioni,
Bollati Boringhieri, Torino, p. 180.
4Per
un approfondimento su tali momenti festivi legati alle pratiche
teatrali cfr. Spineto, N., 2005, Dionysos
a teatro. Il contesto festivo del dramma greco, L’“Erma”
di Bret- schneider, Roma.
5Buttitta
A., 1977, Il vino in Sicilia, Sellerio,
Palermo.
6Come
fonte si citi, solo a titolo di esempio, Cicerone
M. T., In Verrem,
II, 5,129. In questa parte del discorso ciceroniano Eraclea è
cicata fra le città vessate dal funzionario romano nel suo periodo
di governo in Sicilia.
7Buttitta
A., 1990, Le forme del lavoro. Mestieri tradizionali in Sicilia,
Libreira Dante, Palermo, pp. 16-17.
8Per
maggiori approfondimenti cfr. Buttitta I. E., 2006, I morti e il
grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa,
Meltemi, Roma.
9Ibidem,
p. 48.
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