Sono arrivato nel magazzino siciliano in una calda mattina di luglio. Attorno al capannone di circa 5000 m2 soltanto
campagna brulla, sterpi e qualche pecora arginata da recinti acconciati
con vecchie reti di letti e qualche metro di filo spinato. Tutto
somigliava ben poco a quello che si potrebbe definire un polo
industriale sviluppato. Il mio compito qui
era quello di supportare e integrare la manodopera locale, quest’ultima
composta da quindici operai, nel trasferimento del magazzino di
componenti elettrici dalla zona di Capaci (Pa) a quella di Catania. Continua a leggere