Racconti dal mondo precario

mercoledì 22 maggio 2013

Appunti per una ricerca storico-antropologica a Eraclea Minoa


Il sito archeologico di Eraclea Minoa presenta diversi aspetti interessanti dal punto di vista etnoantropologico. La collocazione del sito, il rinvenimento di due necropoli presso l'attuale fiume Platani e la presenza del teatro risalente al IV sec. a. C. sono gli elementi fondamentali e più evidenti di tale peculiarità sia archeologica che antropologica. In quest'ultimo caso, infatti, tali elementi sono le prove che il sito di origine greca era connesso a tutta una serie di credenze mitico-rituali e di pratiche magico-religiose che inseriscono Eraclea Minoa all'interno di dinamiche culturali caratteristiche non solo della Sicilia, ma di tutta l'area euromediterranea. Il sito acquista una importanza storico-culturale da portare sottolineare e recuperare.
Come è noto, Eraclea Minoa sorge all'interno del territorio dell'attuale comune di Cattolica Eraclea (AG). L'antica città greca, di cui le prime testimonianze si trovano a partire già dal VI sec. a. C., era ubicata sul promontorio detto di Capobianco, alla sinistra della foce del fiume Platani, sul versante meridionale della costa siciliana. Ancora più significativo è allargare lo sguardo analitico e notare come l'antica città greca fosse stata costruita a pochi chilometri dalla città di Akragas e di Selinunte, e di come la città di Eraclea fosse contesa fra i due potenti centri per la sua strategica posizione. Eraclea Minoa, infatti, come già sottolineato, sorge sul litorale mediterraneo della Sicilia, a pochi metri dalla foce del fiume Platani. Tale posizione permetteva, da un lato di essere approdo di arrivo e porto di partenza per le navi dei commercianti, sia greci che romani, che provenivano dal mare, ma era altresì luogo di partenza e di commercio, grazie alla presenza del fiume, con l'interno dell'Isola1. Ma è utile rilevare la presenza e l'importanza del fiume Platani, dal punto di vista antropologico, anche per lo stretto rapporto simbolico che il fiume aveva con il culto dei defunti. È, famosa, l'immagine del traghettatore che, in molte culture, ha il compito di trasportare le anime dei morti da una sponda (il mondo dei vivi) all'altra (il mondo dei defunti)2. Presso molte culture il fiume rappresenta un punto di passaggio e comunicazione, un limen tra il mondo degli uomini e il mondo dei morti in cui lo scambio di energie e di protezione, come si vedrà in seguito, è funzionale a garantire la rigenerazione periodica della natura. La presenza di due necropoli sul sito a poche decine di metri dal fiume Platani conferma, anche nel caso di Eraclea Minoa, l'importanza del fiume non solo come medium commerciale, ma anche simbolico e religioso: un luogo dove il rapporto con il mondo dell'aldilà era necessario a sancire un'alleanza fra i due mondi e a garantire che il passaggio delle merci, principalmente grano e vino, avvenisse, in qualche modo sotto la protezione, degli antenati. Come scrive lo storico delle religioni Mircea Eliade:

Alla multivalenza religiosa dell'acqua corrispondono, nella storia, numerosi culti e riti accentrati intorno alle sorgenti, ai fiumi e ai corsi d'acqua; culti dovuti anzitutto al valore sacro che l'acqua, come elemento cosmogonico, incorpora in sé, ma anche all'epifania locale, alla manifestazione della presenza sacra in un certo corso d'acqua o in una certa fonte. Queste epifanie locali sono indipendenti dalla struttura religiosa sovrapposta. L'acqua cola, è‘viva’, è agitata; ispira, guarisce, profetizza. In sé stessi la fonte e il fiume manifestano la potenza, la vita, la perennità; sono, e sono vivi. Acquistano così un'autonomia, e il loro culto dura malgrado altre epifanie e altre rivelazioni religiose. Rivelano incessantemente la forza religiosa che loro è propria, partecipando contemporanea mente al prestigio dell'elemento nettunio3.

Altra particolarità del sito di Eraclea Minoa è la presenza del teatro. È ormai estremamente nota la stretta relazione che la forma d'arte teatrale ha intrattenuto per lunghi secoli con la religione presso le società antiche e classiche. Per quanto riguarda l'antica Atene, infatti, gli spettacoli teatrali erano messi in scena in tre particolari momenti festivi: le Grandi Dionisie, le Lenee e le Dionisie rurali4. Non a caso la presenza del teatro, su cui è bene dire che non esistono testimonianze precise nel caso di Eracle Minoa sul tipo di spettacoli messi in scena, è però in tutto il mediterraneo greco e romano connesso con i rituali dedicati a Dioniso, dio del teatro, ambiguo, selvaggio, straniero, ma anche il dio che porta ai greci il dono del vino. È in tale contesto e secondo questi dati che è possibile affermare l'importanza della coltivazione della vite in tutta l'area circostante il sito di Eracle Minoa. Importanza della vite e del vino che, come dimostrato da diversi autori, è il simbolo di una civiltà e di una cultura profondamente legata ai cicli vegetativi, ma che allo stesso tempo, in alcuni periodi dell'anno, doveva abbandonarsi ad un sovvertimento sociale e simbolico che permetteva annualmente a tutta la comunità di recuperare e rinnovare le energie vitali per affrontare il futuro5.
Ultimo elemento da rilevare, nel caso di Eraclea Minoa, è il sito di ubicazione e le connessioni contestuali al territorio in cui lo stesso sito insiste. L'area si caratterizza per una presenza forte e diffusa nel tempo, di una struttura sociale basata su una economia agropastorale, volta principalmente alla coltivazione di grano e vite. Ancora una volta è possibile rintracciare l'importanza di tali processi produttivi e vegetali, oltre che dalle fonti storiche6, dai dati provenienti dalla sfera culturale locale. È innegabile, infatti, che sia le necropoli ritrovate nei pressi del fiume Platani, sia la presenza del teatro, ci parlano di uno stretto rapporto con forme religiose legate a cicli vegetativi caratteristici non solo della Sicilia di epoca antica. Cicli vegetativi, prodotti coltivati e lavorati almeno fino agli anni Cinquanta del Novecento: il grano e la vite. Questi, infatti, hanno da sempre rappresentato le due coltivazioni principali per buona parte dell'Isola, tanto da influenzare, attraverso le varie fasi delle rispettive coltivazioni, anche i tempi e i ritmi della vita degli uomini. Tempi e ritmi, a loro volta, scanditi dalle occasioni festive. Come ha osservato Antonino Buttitta, infatti:

Come è noto le feste contadine tradizionali hanno avuto, fin da epoca pre-cristiana, un carattere agrario. Erano riti intesi a propiziare l'ordinata scansione dei cicli stagionali, da cui dipendeva il buono o il cattivo destino dei raccolti. Nulla, al pario della sopravvivenza della specie, sembrava sottoposto più rigidamente ai ritmi naturali. Dalla loro annuale regolare ripetizione dipendeva la vita della comunità. Ciascuna festa doveva dunque essere celebrata in un tempo preciso, nel momento in cui in dipendenza dei mutamenti stagionali si passava da un'attività all'altra. L'aratura, la semina, la potatura, la raccolta dei diversi prodotti della terra venivano così a iscriversi in una dimensione religiosa, e i riti a questa connessi assolvevano precipua,mente alla funzione di sacralizzare il tempo e lo spazio7.

Senza volere entrare nei dettagli8 e soprattutto senza voler fare riferimento ad un «rigido determinismo economico»9, è possibile affermare che il recupero agrario e paesaggistico dell'area archeologica di Eraclea Minoa è un'operazione che può avere delle indubbie rilevanze identitarie e di recupero della memoria storica, ma può e deve altresì avere una fondamentale importanza di connessione con il tessuto sociale e territoriale circostante. È nell'ottica di inserire in un complesso di pratiche rituali, divise tra passato (l'antico calendario cerimoniale greco delle coloniale) e presente (il calendario cerimoniale dei paesi limitrofi all'area di Eraclea Minoa come per esempio, Ribera, Sciacca, Cattolica Eraclea e Montallegro), che il recupero dell'area archeologica ha un importantissimo valore storico, ambientale e antropologico.
Scoprire, ri-scoprire e rivalutare un passato, più o meno antico, metterlo in connessione a pratiche e modi di vivere e di concepire il mondo, stando attenti alle differenze, ma sottolineando anche le forti analogie, può e deve essere un'operazione realizzata a partire dal sito di Eraclea Minoa che rappresenta un caso particolarmente proficuo per istallare un'attività che sia feconda culturalmente e socialmente.


1Per maggiori approfondimenti sulle strategie insediative in prossimità dei fiumi cfr. Caminneci V., 2010-2013,Tra il mare ed il fiume. Dinamiche insediative nella Sicilia occidentale in età tardoantica: il villaggio in contrada Carabollace (Sciacca, Agrigento, Sicilia, Italia), in «The journal of Fasti Online», pp. 1-16.

2Solo a titolo di esempio, e per rimanere nell'area storico-geografica e culturale di cui qui si sta trattando si pensi al Caronte della tradizione greco-latina e, in seguito, a quello della tradizione dantesca.

3Eliade M., 1976, Trattato di Storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, p. 180.

4Per un approfondimento su tali momenti festivi legati alle pratiche teatrali cfr. Spineto, N., 2005, Dionysos a teatro. Il contesto festivo del dramma greco, L’“Erma” di Bret- schneider, Roma. 
 
5Buttitta A., 1977, Il vino in Sicilia, Sellerio, Palermo.

6Come fonte si citi, solo a titolo di esempio, Cicerone M. T., In Verrem, II, 5,129. In questa parte del discorso ciceroniano Eraclea è cicata fra le città vessate dal funzionario romano nel suo periodo di governo in Sicilia. 
 
7Buttitta A., 1990, Le forme del lavoro. Mestieri tradizionali in Sicilia, Libreira Dante, Palermo, pp. 16-17.

8Per maggiori approfondimenti cfr. Buttitta I. E., 2006, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa, Meltemi, Roma.

9Ibidem, p. 48.

Nessun commento:

Posta un commento